La Lettera Svelata
Di cosa parla il libro La Lettera Svelata?
L’ennesimo libro sulla battaglia dell’Ortigara? No davvero. A nostro parere non se ne avverte certo il bisogno. Sono state già date alle stampe decine di volumi sull’argomento; alcuni certamente pregevoli, esaustivi ed estremamente interessanti, altri meno, figli quest’ultimi della necessità di dire la propria su un argomento fin troppo abusato e che pur tuttavia ancor oggi rimane – a maggior ragione in occasione di queste celebrazioni del Centenario della Grande Guerra – oltremodo sentito e seguito da studiosi e semplici appassionati di Storia.
Sono stati versati fiumi d’inchiostro nell’intento di descrivere ciò che avvenne su quel monte nel lontano giugno del 1917; abbondantemente sviscerati sotto i più disparati aspetti e punti di vista sono stati quelli che furono prodromi, dinamiche e conseguenze di quella che rimane cionondimeno una battaglia “leggendaria”, degna d’essere tramandata per ciò che seppe consegnare ai posteri in termini di sforzi, di sofferenze, di risultati.
Perché allora questo nuovo titolo, scritto a quattro mani da due amici accomunati dall’amore per l’Altopiano e dalla passione per i suoi tanti luoghi che ancora evocano, nel loro irreale silenzio, quella guerra e quelle tante battaglie che lo insanguinarono?
La risposta sta nell’idea del tutto singolare, quasi bizzarra per certi versi, con cui è stato affrontato in questa circostanza il tema dell’Ortigara, catapultandosi in una sorta di “viaggio nel tempo”. Un viaggio che si svolge nell’arco di un solo giorno lungo le pendici di quel monte. Non un viaggio qualunque. Né un giorno qualunque. Ma, soprattutto, ripercorrendo le orme non di un protagonista qualunque.
Poiché non può certo definirsi un “percorso” usuale quello intrapreso sul Monte Ortigara durante una delle fasi più concitate e cruente di quella lunga battaglia, il 19 giugno 1917. Né può essere considerato un giorno come gli altri quello vissuto da chi ne viene unanimemente riconosciuto e ricordato come uno dei suoi “eroi”: il sottotenente degli alpini Adolfo Ferrero, decorato di medaglia d’argento al valor militare, caduto quel giorno alla testa del proprio plotone. Un eroe ordinario potremmo dire, certo fra i più ricordati, è vero, ma pur tuttavia uno dei tanti che seppero fare il proprio dovere in silenzio, fors’anche per obbligo, ma col cuore e l’anima di chi sa che serve andare fino in fondo, fino all’estremo sacrificio.
Le pagine che seguono intendono analizzare, coerentemente con la più recente storiografia, gli avvenimenti che portarono quel giorno all’assalto alla vetta del monte da parte di uno dei Battaglioni alpini che si cimentarono nell’impresa, il Val Dora, con la morte di quell’ufficiale allora ventenne. Costituire inoltre una sorta di reportage sugli ultimi suoi istanti di vita, ripercorrendone i passi, seguendone le orme, ora chiare ora sbiadite, mappe e documenti d’epoca alla mano.
Ma, soprattutto, soffermarsi sui tanti particolari che non tornano su Adolfo Ferrero: incongruenze che riemergono dalle nebbie della Storia, apparentemente inspiegabili, in questa ricerca del tutto insolita e coinvolgente. Un’indagine che si rivela esperienza unica nel proprio genere, vissuta come un autentico rompicapo storico.
Una sorta di racconto, attraverso il quale vengono disseppelliti “sacri frammenti” d’un passato così lontano, cui solo questa nostra scrittura può ridare piena vita. Per giungere infine, dopo innumerevoli colpi di scena, alla verità. Una verità inaspettata, svelata a distanza di cent’anni.